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      Paolo
a Venezia
— Italia

Venezia è un pesce, ha scritto lo scrittore Tiziano Scarpa. Lo sarà finché ci saranno i suoi abitanti a darle la forza di nuotare stando ferma, finché ci saranno matti come Paolo e Isa a ristrutturare le vecchie case e a riempirle di vita.

Paolo a Venezia

“Ogni angolo della città è casa mia”.

Ascolta la storia letta dall’autore, Flavio Soriga

   Non tutti, a Venezia, hanno avuto la fortuna di crescere in una casa spaziosa. Paolo sì, è stato bambino ed è diventato ragazzo in una bellissima casa nel piano nobile di un palazzo di fronte alla chiesa di San Nicola da Tolentino. “Esattamente qui di fronte”, dice Paolo dal terrazzo dell’appartamento in cui vive adesso, con sua moglie e i suoi due figli, un terrazzo con vista sul canale, sul palazzo in cui è cresciuto. “Quando io e Isa ci siamo sposati, ventuno anni fa, abbiamo comprato una casa bella ma un po’ piccola, almeno per me, non lontano da qui. Ma io tenevo d’occhio questo appartamento, forse era un’idea che avevo avuto da sempre, lo vedevo da casa dei miei, pensavo che un giorno l’avrei comprato e ristrutturato, che ci sarei andato a vivere”. Ristrutturare casa in un luogo così speciale può essere un’impresa, una sfida, una follia, un’avventura. “È stato chiuso per vent’anni, questo appartamento, perché era di un ente pubblico e non si decidevano a ristrutturarlo o venderlo. Hanno fatto un bando, ho partecipato solo io, un po’ contro il parere di mia moglie, l’ho vinto. L’ultimo proprietario l’aveva trasformato contro ogni regolamento, aveva ricavato bagnetti e camere da affittare ai turisti, era diventato un rudere. Infatti la banca così l’ha classificato: rudere”. La casa di Isa e Paolo è un’esplosione di luce, di spazi, recuperati gli antichi colori, gli affreschi e le decorazioni dei muri e del soffitto. “Abbiamo dovuto chiamare dei restauratori, del personale qualificato per qualunque cosa, abbiamo seguito le indicazioni della sovrintendenza, è stato lungo, è servita tanta pazienza”. Paolo è un pendolare, prende la macchina ogni mattina, esce dalla laguna e va in terraferma, torna la sera. Ma non ha mai avuto la tentazione di andare via.

   “Io la sensazione di casa ce l’ho quando torno a Venezia, dovunque sia stato, quando sono in città, in qualunque parte della città, sono a casa mia. Venezia è faticosa, rischia di smettere di essere una città perché il turismo espelle i residenti, li manda via verso la terraferma, una città non è fatta solo di palazzi e piazze, è la gente che ci abita, sono i residenti che fanno una città, la loro parlata, le loro vite, il loro incontrarsi e scegliersi. A me non dispiace il turismo, noi veneziani abbiamo i nostri luoghi, i nostri locali, ma mi fa male vedere i negozi che diventano sempre più uguali tra loro. Venezia è una piccola comunità, ma molto internazionale: ci sono studenti universitari di tutto il mondo, ricercatori, artisti, stranieri residenti, è una città in cui passa il mondo, non è come vivere in qualunque luogo di provincia dove tutti si controllano a vicenda, qui puoi andare vestito in qualunque modo e nessuno si accorge di te”.

   Venezia è un pesce, ha scritto lo scrittore Tiziano Scarpa. Lo sarà finché ci saranno i suoi abitanti a darle la forza di nuotare stando ferma, facendola risplendere nella laguna e nei sogni di tutti, finché ci saranno matti come Paolo e Isa a ristrutturare le vecchie case e a riempirle di vita.

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Persone vere al centro del racconto

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     Lucia
a Venezia
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