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      Ying
a Shangai
— Cina

"La casa dove abito la definirei così: un luogo per vecchi giovani." Il passato illude solo di non esserci più, ma in qualche modo resta riflesso in noi nelle nostre vite, nei nostri volti, nei palazzi che abitiamo.

Ying a Shangai

“Una città che accoglie e dà energia”.

Ascolta la storia letta dall’autore, Flavio Soriga

   Wang Ying dice di non ricordare molto di quando era bambino. Nemmeno cosa sognavi di fare da grande?, gli chiedo. “No”, dice. “Anzi, direi che un bambino non può capire bene cosa significa sognare, avere un sogno per il futuro”. Forse ha ragione. Chissà se qualcuno, a Shanghai, quarant’anni fa, poteva sognare o immaginare che nel 2020 questa città sarebbe stata così indaffarata a costruire palazzi, disegnare quartieri, dando lavoro a migliaia e migliaia di creatori di forme e figure. Wang Ying è un designer d’interni. Dice che il suo lavoro gli piace molto, purché il cliente che lo chiama o il progetto che gli propone siano stimolanti. “La casa dove abito la definirei così: un luogo per vecchi giovani. Perché ha molti oggetti che sembrano tradizionali, adatti ai gusti degli anziani, ma allo stesso tempo non hai la sensazione che sia abitata da anziani. L’arredamento e i libri sono gli oggetti più importanti a casa mia. I libri, le riviste, i quadri fanno sentire come propri i luoghi in cui si vive, danno vitalità e anima allo spazio. Naturalmente anche gli oggetti, soprattutto quelli carichi di vita. Ho una sedia vecchia che ho trovato per strada, mi è costata 20 RMB e l’ho presa. Non sembra per niente economica, adesso, vista nell’angolo in cui si trova ora, è perfetta”. Il passato, il presente, il futuro, l’Est e l’Ovest, sembra che tutti gli abitanti di Shanghai che mi capita di intervistare tornino sempre su questi temi.

   Wang Ying vive con la sua ragazza, gli chiedo cos’è per lui l’amore, ammesso che si possa definire il più grande dei misteri umani. “È una questione di reciprocità, significa andare d’accordo con l’altra metà in modo naturale, sentendosi a proprio agio. Mi definirei così: semplice, perseverante, logico, raffinato”. E Shanghai, come definiresti la città in cui vivi? “È differente dalle altre città internazionali. Per gli standard della Cina, Shanghai è molto internazionale, per gli standard del mondo, Shanghai è molto cinese. In altre parole, le due culture (occidentale e cinese) hanno entrambe radici molto profonde a Shanghai. È una città che era così in passato, e che continua a essere così. Credo anche che continuerà a esserlo in futuro”. Ed è una città che va bene per un tipo semplice ma raffinato? “Sì, mi piace molto. Confortevole, compatibile (sia antica che nuova), invitante, fresca, energetica. A Shanghai ci sono molti eventi e nuovi posti che aprono continuamente, questo, credo, mantiene la gente sempre curiosa sulla città. Io esco, esploro, studio queste novità, e durante questo processo, lentamente, mi ritrovo spesso a scoprire qualcosa sugli oggetti e gli eventi del passato”. Il passato non è mai passato, diceva Faulkner, perché il passato è una parte di quello che siamo, ha avuto un ruolo nel mondo che abbiamo ereditato, nel presente, in sostanza, il passato illude solo di non esserci più, ma in qualche modo resta riflesso in noi nelle nostre vite, nei nostri volti, nei palazzi che abitiamo. Valeva negli Stati Uniti di Faulkner, vale ancora oggi, a Shanghai, una città totalmente in trasformazione, con la testa totalmente rivolta al futuro.

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